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Sono 130 metri quadrati, un piccolo appartamento con quattro finestre affacciate su piazza Mazzini, 10. Qui il 31 agosto 1870 nasce Maria Tecla Artemisia Montessori. Il padre, il ferrarese Alessandro Montessori, arriva come ispettore della Manifattura Tabacchi, la madre Renilde Stoppani, marchigiana di Monte San Vito, appartiene a una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Queste stanze che hanno accolto i suoi passi nei primissimi anni di vita – considerati dalle sue ricerche il tempo fondativo per eccellenza – sono diventate, dopo un lungo restauro, Casa Montessori Chiaravalle. Un luogo antico e contemporaneo, rispettoso della filologia; coerente con la domanda di accessibilità e nuova fruizione; aperto al dialogo tra la dimensione intima della casa e il percorso urbano che si espande alla dimensione civica dell’educazione – tra la Palazzina Marulli sede della Biblioteca, la vicina Abbazia che accoglie il Monastero, in asse con la Manifattura Tabacchi verso il mare, la Fondazione Chiaravalle Montessori e le scuole montessoriane di diverso grado, verso l’entroterra.
In lontananza Monte San Vito, un luogo pieno di rimandi e valenze simboliche. La Casa – allestita con criteri, comunicazione e apparati espositivi museali – mantiene l’autenticità e la verità di un luogo abitato, al primo piano di un condominio sulla piazza principale, dove le funzioni quotidiane si mescolano e si sovrappongono; baricentrica nella tessitura urbana, parla e comunica, è una luce accesa e una porta aperta che si dilata e si espande, un soggetto attivo della scena culturale e del discorso pubblico. È la Casa fatta di stanze che si fa invenzione e progetto, esperienza e ricordo, prospettiva infinita del pensiero di Maria Montessori. Luogo del racconto – la donna, la madre, la studiosa, la viaggiatrice, la scienziata, la pedagogista – che connette Chiaravalle al mondo.
Il progetto – concept, cura e testi di Cristiana Colli – ha allargato le modalità di fruizione e accessibilità col superamento delle barriere architettoniche, ha diversificato e prolungato la dimensione esperienziale della visita. Casa natale, casa museo, comunità nella comunità, virtuale e reale insieme, tutta la Casa si espone come luogo di conoscenza ampia e non convenzionale, di raccoglimento e contemplazione, di disseminazione. Rappresentate con strumenti e linguaggi contemporanei, la vita e l’opera di Maria Montessori sono restituite come tracce, reperti, ispirazioni, dialoghi multiculturali, connessioni tra i linguaggi, le geografie, i mondi e le discipline. Così la Casa ricostruisce le mappe della sua ricerca esistenziale e scientifica come riappropriazione, ennesimo ritorno a casa dopo quello dell’ottobre del 1950, un anno dopo l’ultimo viaggio in India, quando – al culmine del successo – realizza il desiderio di rivedere Chiaravalle. Accolta dal Sindaco Molinelli, in una occasione memorabile e densa di commozione, le vengono tributati i più grandi onori. Dirà al figlio Mario: “Adesso sono contenta, anche se muoio ho rivisto il mio paese”. Nata sul mare Adriatico, Maria Montessori morirà sul Mare del Nord, nella casa di vacanza della famiglia Pierson a Noordwijk aan Zee, il 6 maggio 1952.
Casa Montessori Chiaravalle è la casa natale che accoglie il racconto delle tante case reali e simboliche che hanno accolto e salutato Maria Montessori: piroscafi, scuole, residenze, parlamenti, università. Tutto si tiene in quel piccolo spazio, con le finestre che si fanno schermo e diaframma, guardano lo spazio pubblico e la comunità originaria che custodisce le matrici di una straordinaria parabola umana, scientifica e intellettuale. La sua casa permane come spazio di intimità pubblica, tra le citazioni di antiche partizioni che accolsero il suo passo, gli oggetti personali come segni fragili e poetici del suo passaggio, lo spettacolo dell’educazione per il tramite degli oggetti e dei princìpi posti a fondamento del suo Metodo, e le mappe della sua esistenza – un intreccio di senso, storie e geografie.
Il progetto di valorizzazione e riqualificazione – curato da PLA/STUDIO: Emanuele Marcotullio, Giacomo Barchiesi, Andrea Antognozzi, Mattia Rebichini – poggia su un’equilibrata combinazione di apparati espositivi museali, dispositivi multimediali interattivi ed elementi di comunicazione tattile capaci di garantire un’immagine cosmopolita, pur rimanendo coerente con le dimensioni ridotte e la caratterizzazione “domestica” dello spazio. La scelta di organizzare tematicamente lo spazio con la categoria della stanza ha il senso della citazione e della memoria di luogo accanto ad un desiderio di fruizione intima e personale. Dispositivo di dialogo dentro/fuori, catalizzatore di temi e relazioni tra Chiaravalle e il mondo fatto di centralità dedicate ed interconnesse. Così la permanenza di Maria Montessori supera la dimensione celebrativa per diventare parte della tessitura civica e dello spazio pubblico, in un progetto integrato e intelligibile di azioni sinergiche dove tutto parla – la facciata, le finestre, il terrazzo, la scala, il marciapiede. La Casa, con i suoi apparati, è concepita per essere aperta e flessibile, scalabile, rispetto ai contenuti al racconto e alla rappresentazione.
La vita di Maria Montessori si dispiega nel passaggio dei mondi e degli orizzonti – nasce alla luce delle candele e muore alla vigilia della conquista spaziale; è tra le prime donne italiane a laurearsi in Medicina; madre sola di Mario Montesano Montessori; scienziata capace di estendere a tutto l’universo infantile le scoperte fatte con i bambini disabili; donna impegnata per l’emancipazione femminile, la parità salariale, l’affermazione dei diritti e il suffragio universale; libera pensatrice che ha rivendicato l’autonomia della conoscenza e dell’educazione rispetto a ogni forma di ideologia e totalitarismo.
Piena di energia, passione e curiosità, si è prodigata per la conoscenza e l’inclusione, ha viaggiato con ogni mezzo in tutto il mondo, ha costruito ponti e relazioni tra Occidente e Oriente, assorbito e fuso influenze culturali, fino a concepire il programma di una “educazione cosmica” in grado di orientare la crescita del bambino e il progresso dell’umanità. Maria Montessori è stata una protagonista assoluta dello scenario pedagogico, scientifico e filosofico del Novecento. Le scelte esistenziali, lo sguardo multiculturale, i legami con la ricerca internazionale – con speciale attenzione agli esperimenti rieducativi di Jean Marc Gaspard Itard e al lavoro di Édouard Séguin – sono all’origine del suo Metodo per la libera espansione dell’individualità, un modello educativo riconosciuto e applicato da oltre un secolo ovunque nel mondo e in tutti i contesti di massima innovazione. Donna di visionarie preveggenze rispetto alla natura della cognizione, ai modelli di apprendimento e socializzazione, ha curato la formazione pratica e teorica delle maestre con programmi e testi fondamentali che hanno favorito una diffusione capillare del Metodo in migliaia di Case dei Bambini – un format concepito per il quartiere popolare di San Lorenzo a Roma e poi esportato in tutti i continenti, dai nidi alle scuole dell’infanzia, dalle primarie alle secondarie. Maria Montessori è stata una personalità cosmopolita celebrata, autorevole e appassionata, ammirata da personaggi come Gandhi, Freud, Tagore, Piaget, Edison. Ha vissuto in Italia, Stati Uniti, Spagna, Paesi Bassi e India. Ha condiviso le sue conoscenze per l’affermazione dei diritti dei bambini e lo sviluppo armonico della società; per tre volte è stata candidata al Premio Nobel per la Pace.
Sul piano geografico la sua vita si dispiega su scala planetaria, e sul piano storico si colloca al centro dei processi di sviluppo e civilizzazione del Novecento. L’influenza del suo lavoro di ricerca, la varietà degli interessi e degli approdi, il Metodo e l’impegno etico, i viaggi, le relazioni e le esperienze hanno connesso luoghi e discipline, comunità, modelli sociali, culture e visioni del mondo. Maria Montessori ha vissuto i salti della storia e dello stile di vita, l’ottimismo della Belle Époque e lo sviluppo delle arti, ha conosciuto potenti e sapienti, ha viaggiato sui piroscafi, còlto la potenza visionaria e la promessa di futuro dei primi marconigramma. Per rappresentarla nella pienezza delle dimensioni e delle connessioni una mappa si fa infografica, multivisione, installazione. Il planisfero Dymaxion, creato nel 1946 dall’architetto statunitense Richard Buckminster Fullerm, è una mappa democratica, innovativa, radicale, senza gerarchie precostituite, dove la rappresentazione del globo terrestre contiene meno distorsione e deformazione rispetto ad altre
elaborazioni. Su questa idea di mondo si appoggia il racconto della sua vita: una vicenda umana che si colloca in un orizzonte di accadimenti eccezionali, caratterizzati da due guerre mondiali, dittature che segneranno popoli e coscienze, tra la solidità e il crollo delle ideologie, l’avanzare della conoscenza scientifica e la relativizzazione dei sistemi valoriali, fino all’alba della società dei consumi. La mappa è correlata a sei video che agiscono come criteri di interpretazione e orientamento – la vita privata, la vita pubblica, il Novecento, Chiaravalle, le Case dei bambini, l’internazionalità del pensiero e dell’azione. Una legenda organizza i tematismi e le informazioni con forme, tracciati, codici e colori. Di fronte, oggetti che rimandano alla vita privata, biglietti legati ad eventi familiari, abiti che ha indossato – l’elegante e sofisticato housecoat, un sari donato da uno studente indiano – storiche edizioni di testi montessoriani, doni ricevuti nei tanti viaggi, icone che rimandano ai riconoscimenti pubblici di una vita straordinaria – dalle mitiche 1000 lire alla numismatica a lei dedicata.
Aula multimediale, storage, lab di nuove sperimentazioni legate alla conoscenza, all’apprendimento e alla produzione di contenuti. È la tecnologia che diversifica la fruizione, da soli o insieme – videowall, dispositivi individuali di accesso, iPad. Un catalogo on demand costituisce il primo nucleo di approfondimenti in costante aggiornamento e produzione – podcast, filmati d’epoca, documentari, interviste audio e video, documenti d’archivio. La pluralità delle fonti è l’accesso a una conoscenza multiculturale nello spirito di curiosa attenzione alle cose del mondo, che accoglie un insegnamento prezioso di Maria Montessori.
Una grande installazione accoglie l’impaginazione degli oggetti che costituiscono gli architravi essenziali del Metodo. Sulla lunga parete – speculare a quella della mappa – sono esposti i materiali di sviluppo, gli oggetti mentali ultraeducativi, le astrazioni materializzate, secondo la definizione di Maria Montessori, che incorporano le leggi di organizzazione della mente umana e, nell’attività di manipolazione, traducono le relazioni astratte in percezioni dirette. La mente umana, infatti, si appropria del mondo assegnandogli una struttura, e lo ordina secondo le categorie formali implicate nelle operazioni di distinzione, discriminazione, confronto, misura, classificazione, seriazione e generalizzazione.
Nella Stanza, l’unica immagine è quella della leggendaria aula dalle pareti di vetro, la mitica demonstration classroom esposta alla Panama-Pacific International Exposition di San Francisco per presentare al mondo una rivoluzionaria proposta educativa. Gli ambienti allestiti dall’architetto Louise Brigham ospitavano circa trenta bambini, dai tre ai sei anni, provenienti da vari paesi e con diversi retroterra linguistici e socio-culturali, scelti in una lista di oltre duemila aspiranti.
La Montessori glass class fu inaugurata il 6 agosto 1915, e la giornata fu proclamata “Montessori Day”: nel corso dei successivi quattro mesi un pubblico entusiasta composto di genitori e specialisti dell’educazione, provenienti da ogni angolo del mondo, poté contemplare le qualità umane superiori che si manifestavano spontaneamente nei bambini ospiti dell’aula – compostezza, precisione, attenzione prolungata, autonomia. Era lo spettacolo dell’educazione.
Per decenni archivio e centro studi, questo appartamento è riconosciuto da studiosi e appassionati come luogo di ricerca e conoscenza. Nella riqualificazione dello spazio, il mantenimento di questa dimensione assume il senso di una immersione nell’universo montessoriano per il tramite di alcune pubblicazioni fondamentali e prime edizioni, testi di pedagogia montessoriana e generale, in dialogo permanente con nuovi contenuti e l’intero archivio custodito nella Biblioteca.
Una Stanza aperta, essenziale, segnata solo dal perimetro verde, dal cielo e dalle vasche con i tulipani di Maria Montessori – gli stessi che fioriscono sulla sua tomba in Olanda.
È un’apertura inaspettata che segna le tante metamorfosi di un palazzo, e allo stesso tempo è un affaccio di luce, un dialogo diverso con la città.
L’identità visiva – concepita e realizzata da CH RO MO: Chris Rocchegiani e Roberto Montani – poggia sulla graficizzazione di uno dei materiali di apprendimento più iconici e famosi; la torre rosa. L’impianto iconografico richiama una visualizzazione classica, quando il bambino, con gesti ordinati, costruisce e ricostruisce la torre in modo che ognuno di quei pezzi, organizzato e capito, torni al suo posto. La sua struttura è composta di 10 cubi costruiti su scala matematica – dal più piccolo di 1 cm al più grande di 10 cm – e a questo si è ispirato lo studio del marchio e dell’immagine coordinata che ha tradotto la scala e l’ha resa bidimensionale, sistema grafico dinamico, scalabile all’infinito per applicazioni espositive, merchandising, format editoriali.
I quadrati rosa di diverse dimensioni convivono e occupano lo spazio in maniera casuale e al contempo ordinata, e restituiscono l’idea di gioco rigoroso dove l’aspetto ludico è un tutt’uno con la regola.
Questo sistema di forme – realizzato nel rispetto delle campionature colore dei materiali montessoriani – si completa con la scelta di una particolare tipografia: il carattere GT Haptik, un grotesk monolineare, è stato disegnato su base tattile e non visiva, tra il 2009 e il 2014, da Reto Moser e Tobias Rechsteiner per la fonderia svizzera Grilli Type, con l’intento di essere leggibile a occhi chiusi, soltanto col tocco della mano.
Una coerenza in più con l’attenzione che Maria Montessori ha prestato in tutta la sua ricerca alle diverse forme della conoscenza e dell’apprendimento. A partire da quella più speciale, l’esperienza della mano.
Cristiana Colli
Curatrice del progetto di riqualificazione di Casa Montessori Chiaravalle
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